La nuova vita del cinema Barberini

Dopo quasi due anni di chiusura imposta dall’emergenza Covid, a ottobre ha riaperto al pubblico il nuovo cinema Barberini, ristrutturato in grande stile dalla famiglia Saviotti, proprietaria dello stabile. Sei sale, tra cui una dedicata a Carlo Verdone, e una settima in apertura nel 2023. Ne abbiamo parlato con Caterina Saviotti che, insieme alla sorella Francesca, ha lavorato intensamente per ridare a Roma uno dei suoi luoghi di aggregazione storici, pensato per diventare un polo culturale di grande importanza

Possiamo tracciare un bilancio a poche settimane dalla riapertura di questo luogo storico per Roma? Che risposta state ricevendo?
Straordinaria. Il cinema Barberini sta facendo ritrovare a tutti il gusto di uscire e tornare davanti al grande schermo. La gente ha di nuovo bisogno di incontrarsi, di ritrovarsi, di vedere cose belle, di divertirsi. Inoltre non si tratta più solo di un cinema, ma di un vero spazio polifunzionale. Le nostre sale sono dinamiche. Le nuove poltrone amovibili consentono di modulare gli spazi per concerti, mostre, feste e laboratori. Le sale sono “interconnesse” per trasmettere eventi in contemporanea.
Sono anche dotate di un collegamento esterno in fibra ottica per eventuali connessioni satellitari per le dirette streaming. Insomma, abbiamo dato nuovo lustro a questo cinema storico che necessitava un rinnovo importante. Il lavoro paga, e stiamo ricevendo attestati di stima e ringraziamenti da ogni dove. Perché con il cinema anche Piazza Barberini è stata in qualche modo riqualificata e Via Veneto sta riprendendo vita. Sono convinta che la zona il prossimo anno sarà completamente rilanciata.

Che storia c’è dietro questo luogo frequentato da generazioni di romani?
Fu costruito nel 1930 da Angelo Giuseppe Rossellini, padre di Roberto, e realizzato dall’architetto Marcello Piacentini. Poi alla fine degli anni ’50 fu comprato da mio nonno, che lo diede in gestione per una ventina di anni a Giovanni Amati, a lungo uno dei grandi nomi dell’imprenditoria cinematografica. Negli anni ’80 lo prese in gestione mio padre che lo trasformò nella prima multisala di Roma, facendo diventare il Barberini probabilmente il cinema più importante e frequentato d’Italia. Dopo un altro periodo di gestione esterna a partire dai primi anni 2000, lo abbiamo ripreso noi. Ma purtroppo è arrivato subito il Covid, che ci ha fermato a lungo.
Ma non vi siete arrese.
No. Dopo la pandemia, insieme a mia sorella ho pensato che questo luogo dovesse rinascere e tornare agli antichi splendori. Abbiamo trovato in BCC Roma e in Iccrea degli interlocutori perfetti. Con Valentino Brusaferri, Direttore Affari Enti e Aziende BCC Roma, e Massimiliano Spagnolo, Responsabile Finanza Straordinaria Iccrea, abbiamo trovato le soluzioni adatte per realizzare questo importante progetto, anche grazie all’assistenza del nostro storico commercialista Massimo Alloj. La sfida era estremamente ambiziosa ma l’abbiamo portata a termine.

Con quale idea avete messo mano alla ristrutturazione del cinema?
Abbiamo preso in considerazione solo ciò che c’era di meglio al mondo, a partire dalla qualità della visione e del sonoro, su cui abbiamo puntato molto per poter offrire una risoluzione e una nitidezza senza precedenti. Abbiamo poi progettato le sedute insieme a un’azienda di livello come Cinearredo, e il risultato è eccezionale: un comfort mai visto prima grazie allo spazio creato (siamo passati da 1500 a 500 posti) a vantaggio della comodità. Infine un nuovo, esclusivo ristorante, con vista spettacolare su Piazza Barberini e con uno chef di grande levatura, che aprirà prossimamente e potrà ospitare fino a 100 persone. Le possibilità che offrono questi spazi sono davvero infinite: è possibile perfino affittare una sala per proiezioni private, con la cena servita. In estate abbiamo in programma di realizzare proiezioni all’aperto sulla terrazza, con lo spettacolo di Palazzo Barberini alle spalle. Il cinema sarà così un punto di riferimento per il mondo della cultura e dello spettacolo dalle 10 alle 24 di ogni giorno.
Dunque uno sforzo eccezionale in un momento non facile per Roma, dove sono ancora più gli spazi culturali che chiudono rispetto a quelli che aprono.
In effetti il nostro investimento è anche un messaggio che in qualche modo inviamo alla città: i film vanno visti possibilmente al cinema, stando insieme e condividendo le emozioni che questa forma di arte può dare. Sono certa, peraltro, che il 2023 sarà anche l’anno dove si torneranno a fare faranno grandi produzioni per il cinema e che molta gente sarà invogliata a tornare nelle sale.

Questa operazione in grande stile può essere un esempio anche per altri imprenditori?
Credo proprio di sì. Se hai coraggio e volontà la città ti premia. Non è vero i romani che si lasciano andare: quando vedono qualcosa di bello si mobilitano e apprezzano.
Avete stabilito un rapporto solido e costruttivo con BCC Roma. Su che basi?
BCC Roma è una banca dove le persone contano ancora, i progetti vengono valutati con disponibilità e competenza. Era proprio quello di cui avevamo bisogno. E cioè poter lavorare e immaginare progetti ad ampio respiro, a stretto contatto con professionisti che ti seguono durante le fasi dell’investimento.
Giuliano Polidori
