I leader dell’agrifood nel Centro Italia
Covalpa è una storica cooperativa agricola che opera nel cuore del Fucino, a Celano, ed è leader nella produzione, trasformazione e surgelazione degli ortaggi. Con i suoi 500 associati ha contribuito al passaggio di questo territorio abruzzese dall’agricoltura all’agroindustria. Ne abbiamo parlato con Sante Del Corvo, Direttore Generale dell’azienda e socio BCC Roma: “Stiamo lavorando per il raddoppio degli impianti su un’area di 24 ettari adiacente alla struttura attuale, un progetto destinato a realizzarsi nel giro di pochi anni”
Quando inizia la storia di Covalpa?
Alla fine degli anni ‘80, quando un gruppo di contadini decisero di fondare quella che di lì a poco sarebbe diventata una articolata organizzazione di produttori. Nel 1992 ci demmo come indirizzo strategico quello della tutela e della valorizzazione dei prodotti orticoli del Fucino, che è una terra di grande potenzialità e custode di una lunga tradizione agricola. È così che negli anni abbiamo visto crescere notevolmente la qualità delle nostre coltivazioni e dei nostri prodotti trasformati.

In che modo?
Guardi, per i nostri soci la qualità totale, la sicurezza degli alimenti, la certificazione di prodotto, la tutela dell’ambiente e la tracciabilità degli alimenti non sono semplici parole, ma un punto di riferimento nell’impegno che abbiamo assunto a tutela del consumatore. Credo sia per questo che sempre più produttori chiedono di associarsi. D’altronde rappresentiamo uno strumento efficace in grado di legare le aziende agricole al mercato e lo facciamo fornendo ai produttori associati un piano di coltivazioni integrato e coordinato, che consente da un lato un’elevata qualità del prodotto agricolo dall’altra una gestione sana e sostenibile del territorio.
Un approccio lungimirante, visto che la sostenibilità è diventata una delle sfide cruciali del nostro tempo.
Credo proprio di sì. L’obiettivo è mantenere inalterata nel tempo, anzi se possibile migliorare, la qualità dei nostri prodotti. Anche con un controllo delle corrette tecniche di coltivazione e raccolta e delle norme a salvaguardia dell’ambiente.

Come è strutturata oggi la vostra realtà?
Oggi contiamo più di 500 associati. Sono numeri importanti, preziose realtà produttive con le quali possiamo dire di avere contribuito, nel Fucino, al passaggio dall’agricoltura all’agroindustria.
A questo proposito, come siete attrezzati da un punto di vista tecnico?
Per quanto riguarda la surgelazione abbiamo un impianto in cui operano cinque linee di trasformazione con notevoli potenzialità produttive: due destinate alla produzione di prodotti in foglia (spinaci, biete, cicoria, friarielli, ecc.), due per i vegetali in genere (sedano, carote, patate, zucchine, zucche, ecc.) e una di ultima generazione che sarà avviata quest’anno per la produzione di piselli, borlotti, soia e fagiolini. Le fasi di surgelazione si avvalgono di strumenti di nuova generazione dotati ognuno di selezionatore ottico per la ricerca e l’eliminazione di corpi estranei di qualsiasi natura. Il pieno rispetto della catena del freddo è assicurato grazie alla disponibilità di 100mila metri cubi di celle frigo sia a 0°C che -22°C. Per gli ortaggi è decisiva la tempestività nelle operazioni di raccolta e le accortezze usate nella lavorazione e nel confezionamento, che consentono di fare arrivare i prodotti sul mercato come “appena colti”. Il tutto avviene nel nostro complesso, che è ubicato su un’area di 110.000 metri quadri di cui circa 33.000 coperti, in un territorio preservato e ricco di parchi nazionali e riserve naturali.

Qual è la forza che vi ha permesso questo straordinario sviluppo, oltre al vostro impegno incessante?
La nostra forza è senz’altro quello che ci offre la nostra terra, la valle del Fucino. È una terra favorita da un microclima vantaggioso e ricca di sorgenti che sgorgano in quota. Qui la produzione agricola ha addirittura una data di inizio, perché nel 1875 il principe Alessandro Torlonia ordinò di prosciugare quello che allora era il terzo più grande lago d’Italia e che si estendeva proprio nell’altopiano del Fucino. La bonifica ci regalò terreni particolarmente fertili, con condizioni pedo-climatiche che influenzano le caratteristiche dei vegetali, tanto da attribuirgli qualità e bontà ben note. È per queste peculiarità che la carota del Fucino – ad altissimo contenuto di vitamine e dal tipico colore arancione vivo – ha ottenuto la denominazione IGP. Oggi gli ortaggi principali coltivati nell’altopiano sono numerosi: la patata (anch’essa IGP), la carota, gli spinaci, le biete, la cicoria, il pomodoro, il finocchio, l’indivia, i radicchi, le lattughe, i cavoli, il sedano. Si aggiungono anche alcune colture che, grazie al clima di montagna, vengono prodotte in modo destagionalizzato (i finocchi, i cavolfiori estivi) ed altri ortaggi minori.

Come siete organizzati dal punto di vista della commercializzazione dei prodotti?
L’attività commerciale di Covalpa è delegata alla Agrifood Abruzzo, diventata parte del gruppo belga D’Arta. I nostri prodotti riforniscono la grande distribuzione e il catering, con marchi diversi, alcuni molto famosi. Per il 10% sono destinati all’estero, in particolare Inghilterra, Francia e Germania. La quota export è senz’altro destinata ad aumentare.
Progetti per il futuro?
Abbiamo in campo il progetto “Covalpa 2”, che prevede il raddoppio degli impianti con la realizzazione di un nuovo polo logistico e di confezionamento di ultima generazione, completamente Industria 4.0, su un’area di 24 ettari adiacente alla struttura attuale, un progetto destinato a realizzarsi nel giro di pochi anni e a fare di Covalpa Abruzzo uno dei principali poli italiani ed europei della surgelazione degli ortaggi, con evidenti ricadute positive sull’agricoltura e sull’intera economia del Fucino.
Giuliano Polidori
