DQG: l’arte nel mondo degli infissi
Dal 1967 a oggi una storia di crescente successo in fatto di serramenti, con un mercato che dall’Italia ha raggiunto anche l’estero. Per Paolo Tosti, amministratore unico della società, a fare la differenza è certamente la capacità progettuale: “ogni giorno lavoriamo a stretto contatto con i progettisti scelti dalla committenza, mettendo a disposizione una profonda esperienza in continuo affinamento”
È una storia lunga quella che caratterizza DQG (acronimo del marchio storico DiQuiGiovanni): iniziata nel 1967, si snoda attraverso i decenni fino a diventare una realtà sempre più solida e conosciuta nel mondo dei serramenti in PVC e PVC/alluminio, con un mercato che oggi giorno va ben oltre i confini nazionali.
L’azienda, situata a Gambellara in provincia di Vicenza nel nuovo stabilimento inaugurato nel 2018, si caratterizza per una capacità produttiva di oltre 1.000 serramenti a settimana. Per intuire le attuali potenzialità tecnico-produttive di DQG, basta citare l’intervento compiuto nel 2020 in via Moneta a Milano: 1.600 infissi distribuiti in quattro torri da 14 piani destinate a uso residenziale, direzionale e commerciale. Un lavoro che dà la misura di una strategia aziendale assai meticolosa, intenzionata a farsi largo tra i molti competitor.
Ne abbiamo parlato con l’ing. Paolo Tosti che, dopo un periodo di cinque anni come AD, è dal 2016 Amministratore Unico e proprietario dell’azienda insieme ai soci Lodovico Lorigiola, CFO, e Nazareno Barausse, titolare dell’omonima società produttrice di porte per interni.
C’è una chiave per comprendere appieno la filosofia di questa azienda?
DQG si contraddistingue da sempre per la sua produzione su misura e 100% made in Italy. Il notevole sviluppo commerciale ed industriale ci ha portato a trovare il giusto equilibrio tra efficienza industriale e attenzione al dettaglio, tipica della manifattura artigianale. Ma a fare la differenza è certamente la capacità progettuale: ogni giorno lavoriamo a stretto contatto con i progettisti scelti dalla committenza, mettendo a disposizione una profonda esperienza in continuo affinamento. Siamo conosciuti come azienda orientata al cantiere, attività che implica il possesso di un preciso know-how tecnico, peculiarità che va ben oltre la produzione di una finestra.

DQG sta conoscendo una fase di crescita sostenuta in questi ultimi anni.
È vero. L’aumento produttivo è stato possibile anche grazie allo sconto in fattura previsto da DQG per le ristrutturazioni, opportunità che l’azienda ha offerto per prima in Italia grazie alla chiusura di un accordo quadro per la cessione del credito d’imposta con un istituto di credito. Un’operazione che offre un’opportunità facilmente fruibile ai rivenditori e al cliente finale: questo perché tutte le procedure burocratiche vengono seguite dai nostri uffici. I risultati non si sono fatti attendere: abbiamo ottenuto un importante aumento degli ordini, acquisito nuove rivendite e raddoppiato il fatturato dal 2016 a oggi. Contemporaneamente, stiamo conoscendo una fase di apertura sui mercati esteri che sta concedendo particolari soddisfazioni in Svizzera, Africa e Bangladesh. Se attualmente l’export rappresenta il 10% dei ricavi, la previsione entro i prossimi due anni è quella di arrivare al 20%.
Anche il 2022, dunque, si sta presentando come un anno di espansione dell’attività?
Assolutamente sì. Soprattutto grazie all’acquisizione di progetti edilizi di un certo calibro. In primis quello di social housing promosso dal Comune di Milano, là dove attualmente vi è una domanda di appartamenti superiore all’offerta. La richiesta del Comune – che ha concesso delle aree a un costo agevolato – è di pensare alle costruzioni con un occhio vigile sul risparmio energetico, imponendo così precisi parametri tecnici per ottenere costruzioni di elevato standard qualitativo. Noi possediamo tutti gli skill necessari al fine di garantire la caratteristica progettuale e la presenza in cantiere di cui c’è bisogno. Per sostenere l’attuale aumento produttivo, l’azienda è stata peraltro coinvolta in un cosiddetto “cantiere lean”. Si tratta di una metodologia migliorativa che mira all’abbattimento degli sprechi e all’aumento sistematico dell’efficienza e che ha riguardato in primis la produzione e successivamente tutti gli altri enti aziendali. È una necessità imprescindibile per affrontare l’ulteriore crescita dei volumi che contraddistinguerà i prossimi mesi.

E per quanto riguarda il futuro prossimo?
Stiamo per aprire un nuovo hub logistico per migliorare i flussi del capannone produttivo. Oltre a ciò, quest’anno lavoreremo alla pre-serie di un prodotto edilizio innovativo, da lanciare nel 2023. Più in generale, direi che in un certo senso siamo obbligati a crescere. Non siamo più una realtà artigiana e ci stiamo attrezzando per fare un salto dimensionale anche per vie esterne, valutando ove possibile delle acquisizioni.
Che tipo di rapporto avete con una Banca localistica come BCC Roma?
Con BCC Roma lavoriamo assai proficuamente, perché accanto a operazioni medio-grandi operiamo molto anche nel quotidiano, con una clientela numerosa e articolata sul territorio. Questo ci rende indispensabile la collaborazione con una realtà creditizia che abbia caratteristiche di flessibilità e rapidità.
