L’AEREO RITROVATO
I soci del GAVS Roma hanno pressoché ultimato la ricostruzione del Romeo Ro.41, un biplano da addestramento al pilotaggio risalente agli anni Trenta
Era il marzo 2012 quando questa rivista pubblicò un articolo sulla ricostruzione del Romeo Ro.41, un biplano da addestramento al pilotaggio degli anni Trenta, da parte di un gruppo di soci del GAVS Roma, organizzazione di volontariato che opera nel campo della storia e della cultura aeronautica. Essendo passati quasi nove anni da quell’articolo e cinque dall’ultima visita dei soci della BCC di Roma al museo dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle, tantissime sono le novità. La prima riguarda il posto di lavoro: il gruppo di appassionati che cura la ricostruzione non opera più all’interno dell’hangar Badoni, luogo dove precedentemente ci eravamo incontrati, ma all’interno di un locale della Officina di Restauro e Manutenzione Velivoli annessa al museo. Il museo, infatti rimarrà chiuso per una complessa ristrutturazione fino alla fine del 2022.
Per questo trasloco siamo rimasti fermi quasi un anno ma nonostante questo ad oggi l’aereo è sostanzialmente ultimato, grazie al lavoro dei soci del GAVS ROMA ed alle centinaia di parti da loro ricostruite o recuperate.


Ad esempio, delle ali superiori avevamo solo un troncone della destra con qualche pezzo di centina. Il primo lavoro è stato quello di riparare e completare i longheroni originali e poi, usandoli come modello, costruirne una nuova coppia. Si è poi passati alla realizzazione delle 24 centine, tra ala sinistra e destra, ricostruite con i materiali riportati nelle pagine del “Libretto di Regolazione e montaggio” che insieme al “Catalogo nomenclatore” (dove sono riportate tutte le parti di cui è composto l’aereo) sono gli unici documenti originali della ditta costruttrice IMAM rimasti. Una volta installate le centine sui longheroni le ali erano fatte, poi è stato semplice realizzare i due alettoni, completi delle cerniere e delle leve di comando.
Completata tutta la struttura della velatura (così si chiama in gergo aeronautico l’insieme delle superfici portanti, atte alla sostentazione e al governo di un velivolo) la stessa è stata rivestita, come sugli aerei dell’epoca, in tela di cotone. Per l’abitacolo, come sapete dal precedente articolo, uno dei primi elementi realizzati è stato il cruscotto, poi sono seguite la cloche e la pedaliera e tutta la serie di comandi e leve come sull’aereo originale. Al centro il sedile pilota: non è stato possibile finora trovarne uno d’epoca (era in alluminio battuto a mano) ed è stato perciò ricostruito in vetroresina. Il suo traliccio di supporto in tubi d’acciaio, costruito da zero dai soci, è regolabile in altezza su cinque posizioni come l’originale, funzione necessaria soprattutto perché i piloti in decollo e atterraggio, portandolo alla massima altezza, potevano superare la sagoma del grosso motore radiale ed avere la massima visibilità, utile in queste fasi critiche.

Un’ altra parte tutta ricostruita dai soci è la così detta nourrice, un termine aeronautico francese con cui si indica un serbatoio benzina più piccolo del principale e posto più in alto per alimentare il motore in modo che non si spenga durante assetti di volo critici come quelli che si riscontrano nella acrobazia aerea. Un socio ha costruito nella soffitta di casa il serbatoio ed un altro ha realizzato tutta la serie di parti necessarie alla sua installazione a bordo. Per ultimo – un esempio della collaborazione che ha contribuito a portare avanti questa ricostruzione – la sezione GAVS Toscana ci ha donato un’elica bipala in alluminio, un pezzo originale che avevamo cercato a lungo e che non avevamo ancora trovato!
Ora siamo giunti all’ultimo gradino, la realizzazione delle carenature metalliche di fusoliera che completeranno il velivolo. Abbiamo già affrontato lavori complessi, ma nulla è paragonabile alla realizzazione di queste carenature metalliche che prevediamo, almeno inizialmente, di realizzare in fibra di vetro e resina ed in una seconda fase, quando avremo recuperato le risorse economiche, di realizzarle in lega leggera come sull’aereo originale. Concentrare nove anni di lavoro, con tante soddisfazioni e qualche delusione, in un articolo, è sempre complicato. Speriamo però che da queste righe traspaia almeno l’idea del lavoro svolto, della sua qualità e del punto di completezza a cui l’aereo è giunto, anche grazie al supporto generoso della BCC di Roma.
GAVS Roma