“Siamo cresciuti mantenendo la nostra anima mutualistica”
Francesco Liberati ricorda il suo lungo percorso all’interno della Banca
Il 22 maggio si è chiuso un lungo ciclo, un percorso avvincente, costellato di ostacoli ma anche di tanti successi e soddisfazioni, come Liberati ha avuto modo di ricordare nel libro La banca della gente, presentato nel 2018. Un percorso partito nel 1962 con l’arrivo a Roma da un piccolo paese dell’Abruzzo marsicano. “Eravamo in tre a lavorare in quella prima filiale – ha detto il Presidente Liberati – e non potevo immaginare che la strada che avremmo compiuto sarebbe stata così lunga, così importante”.
Nell’ambiente di una sperduta periferia romana, dove aveva sede e sportello unico la vecchia Cassa, ebbe la possibilità di maturare un’esperienza vera e profonda a contatto con la gente più umile. “Conservo nel cuore quell’indimenticabile fase pionieristica che mi ha forgiato come cooperatore e uomo di banca, ponendo le basi della mia crescita professionale. Da quel 1962 è cambiato tutto. È cambiata l’Italia, ancora alle prese, allora, con le distruzioni della guerra mondiale e diventata in pochi anni una potenza industriale. È cambiato il nostro modo di vivere, di pensare, di parlare. Ma non è cambiata la nostra anima di banca cooperativa, saldamente legata alle sue comunità e alla sua missione mutualistica. E questi valori li ho imparati sul campo, in quella lontana periferia dove iniziò la nostra storia, dove altri grandi istituti bancari non avevano interesse ad andare, là dove la piccola impresa, le famiglie e gli artigiani avevano bisogno di una interlocuzione creditizia seria, concreta e, soprattutto, solidale”.

Liberati ha avuto il privilegio di stare vicino a uomini di valore, come Enzo Badioli, indimenticato presidente, che è stato maestro di cooperazione e che lo ha voluto come direttore generale della Cassa alla fine degli anni ’80, e dal quale ha raccolto la fiaccola dopo la sua scomparsa nel 1995. È stata un’impresa entusiasmante con risultati impensabili, in base ai quali la Banca è divenuta un punto di riferimento economico e sociale nei territori di competenza. Per arrivare a questi risultati è stato necessario il concorso di tanti, donne e uomini, dipendenti della Banca e cooperatori, che si sono impegnati per dare forza e concretezza all’idea del mutualismo creditizio malgrado tanti scetticismi e preconcetti.
Negli anni ’60, gli anni del boom economico, la Cassa accompagnò soci e clienti nel porre le basi per il futuro benessere, sostenendo le famiglie e la piccola imprenditoria nascente.
“Come spesso ho avuto modo di ricordare, molti soci e clienti poterono costruire l’abitazione di proprietà con il supporto della Cassa”.
Dagli anni ’70, con l’espansione più decisa dell’attività a Roma città e soprattutto nelle periferie, la Cassa mosse nuovi importanti passi. Furono poste le basi per lo sviluppo vero e proprio che BCC Roma avrebbe conseguito negli anni ’80 e poi soprattutto negli anni ’90.
“A mano a mano che il mio ruolo all’interno della Banca cresceva di importanza, ho fatto il possibile per mettere a disposizione dei miei collaboratori il mio bagaglio di esperienze umane. Ho cercato di far capire che pur crescendo di dimensione e di responsabilità, dovevamo mantenere quel filo diretto con gli artigiani, le famiglie, i piccoli imprenditori, sforzandoci di comprendere le loro difficoltà e le loro aspirazioni. In una parola: dovevamo crescere, mantenendo però intatto il nostro DNA di Banca della gente”.

Oggi, la Banca di Credito Cooperativo di Roma, sia pure nel contesto del Gruppo Bancario Cooperativo ICCREA al quale la Banca stessa ha aderito dal 2019, a seguito della legge di riforma del Credito Cooperativo italiano, è la prima BCC italiana per dimensioni e mezzi intermediati ed è una delle aziende bancarie di medie dimensioni più solide del Paese, conservando sempre lo spirito fondativo incardinato sui valori cooperativi della mutualità e della solidarietà.
“Il mio sforzo costante è stato quello di superare nel corso del tempo i limiti e le emergenze organizzative della vecchia Cassa, soprattutto nei primi decenni della mia responsabilità manageriale”. E punto di attenzione principale è stato l’impegno costante per una crescente patrimonializzazione, grazie al quale oggi BCC Roma gode di assetti prudenziali che sono garanzia di stabilità e sviluppo per soci, clienti e dipendenti.
In virtù di questi assetti, della forza organizzativa e dell’impegno dei collaboratori, la Banca è uscita dal ristretto ambito di competenza romana, andando ripetutamente in aiuto di molte consorelle in difficoltà. Così BCC Roma ha aggregato 21 BCC minori nel Lazio, nell’Abruzzo interno e poi anche nel Veneto, tutelando le insegne dell’intero sistema e conservando quasi 500 posti di lavoro, vale a dire un terzo dei 1500 attuali dipendenti della Banca.
“In questi ultimi anni – ha commentato Liberati – mio sforzo principale è stato quello di accompagnare la Banca all’interno del nuovo ambito di gruppo, mantenendo la continuità aziendale, nella consapevolezza che il DNA dei padri fondatori è sempre vivo tra gli attuali collaboratori e dirigenti”.