L’euro digitale,
un traguardo necessario
Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, ha tenuto lo scorso 10 dicembre una importante “Lectio Cooperativa” sotto l’egida di Federcasse. L’euro digitale, ha spiegato, è necessario per assicurare stabilità al continente, mentre le cripto-valute si stanno rivelando come strumenti fittizi senza valore intrinseco e senza utilità
“L’euro digitale rappresenta un obiettivo ambizioso, complesso, in grado di innalzare l’efficienza del sistema economico e finanziario. Dobbiamo renderlo un fattore di stabilità, di progresso, inclusivo, capace di rafforzare i legami tra economie e sistemi finanziari a livello globale, di superare arretratezze e barriere tra paesi”. A sostenerlo Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, nella relazione tenuta il 10 dicembre presso il Palazzo della Cooperazione a Roma, una relazione dal titolo esplicativo: “Presente e futuro della moneta nell’era digitale. Le opportunità per il risparmio e lo sviluppo”.
LA MONETA NELL’ERA DIGITALE
La digitalizzazione – ha evidenziato Panetta nel suo speech – sta di fatto trasformando il nostro stile di vita. La moneta e i pagamenti sono anch’essi in rapida trasformazione. Se fino a pochi anni fa il contante era pressoché l’unico modo per concludere immediatamente una compravendita, oggi utilizziamo abitualmente forme di moneta digitale privata quali bonifici online, carte di pagamento, applicazioni su smartphone o smartwatch. Si tratta di cambiamenti che investono direttamente il ruolo delle banche centrali.
Lo scorso ottobre l’Eurosistema ha avviato una istruttoria circa la possibile introduzione di un euro digitale, ossia una moneta elettronica emessa dalla banca centrale. Se fosse emesso, ha chiarito Panetta, “l’euro digitale avrebbe conseguenze rilevanti.
COS’È (E COSA NON È)
L’EURO DIGITALE
L’euro digitale – ha spiegato – sarebbe una moneta sovrana offerta dalla BCE sotto forma elettronica, utilizzabile da chiunque. Esso fornirebbe ai cittadini i medesimi servizi che oggi essi ottengono dalle banconote cartacee.
L’euro digitale si affiancherebbe alle banconote, senza sostituirle. Permetterebbe ai cittadini un accesso più ampio e agevole ai pagamenti elettronici, promuovendo l’inclusione finanziaria. A differenza del contante, esso potrà essere utilizzato non solo per scambiare denaro tra persone o per gli acquisti, ma anche per le spese online. Essendo una passività della banca centrale, l’euro digitale non avrebbe alcun rischio – di mercato, di credito, di liquidità – come le banconote.

CRIPTO-ATTIVITÀ
E STABLECOIN
L’euro digitale non ha nulla a che fare con le cripto-attività quale il bitcoin. Essendo emesso dalla banca centrale – ha spiegato ancora Panetta –, l’euro digitale avrebbe un valore garantito dallo Stato. Al contrario, le cripto-attività non sono emesse da alcun operatore: sono strumenti fittizi senza valore intrinseco, che non generano flussi di reddito – cedole, dividendi – e non offrono alcun servizio d’uso al possessore.
L’euro digitale differisce anche dalle cosiddette stablecoin. Queste sono strumenti digitali il cui valore è legato a quello di un portafoglio di attività a basso rischio (le cosiddette “attività di riserva”), quali valute o titoli. In mancanza di una adeguata, incisiva regolamentazione, anche le stablecoin risultano inadatte a svolgere le funzioni della moneta: poiché il loro rischio può essere basso ma non nullo, esse sono particolarmente vulnerabili a possibili “corse ai riscatti” nel caso in cui venisse a mancare la fiducia dei detentori.
PERCHÉ ABBIAMO BISOGNO DI UNA MONETA DIGITALE DELLA BANCA CENTRALE
Gli acquisti in contanti stanno quindi diminuendo. Se questa tendenza proseguisse, le banconote in futuro perderebbero importanza e diverrebbero un mezzo di pagamento marginale. Neppure l’impegno delle banche centrali a continuare a offrire il contante basterebbe a preservarne il ruolo qualora la sua domanda come mezzo di pagamento divenisse insufficiente. I cittadini potrebbero quindi ritrovarsi privi di uno strumento sicuro e affidabile, offerto senza costi dallo Stato e accettato da tutti.

SOVRANITÀ MONETARIA,
FINANZIARIA E POLITICA
Il minore utilizzo del contante – ha proseguito Panetta – non è però l’unico fattore che potrebbe trasformare il mercato dei pagamenti. Altri motivi, anch’essi rilevanti, spingono la BCE a studiare l’emissione di un euro digitale. Vi è innanzi tutto l’esigenza di affermare la nostra sovranità in campo monetario e finanziario.
Oggi in Europa oltre due terzi dei pagamenti digitali al dettaglio sono intermediati da operatori esteri. Guardando al futuro, monete digitali emesse e controllate al di fuori dell’area dell’euro – da privati o da Stati esteri – potrebbero acquisire ulteriore importanza, fino a sostituire i mezzi di pagamento esistenti nell’Unione monetaria.
TUTELA DELLA RISERVATEZZA
Essendo offerto da un’istituzione pubblica indipendente quale la banca centrale l’euro digitale innalzerebbe la riservatezza nelle transazioni elettroniche, proteggendola da intrusioni ingiustificate. Una governance conforme con le norme nazionali ed europee garantirebbe che le informazioni sugli utenti siano utilizzate soltanto per fini consentiti. Il contante rimarrà comunque disponibile. I consumatori potranno continuare a effettuare pagamenti anonimi con banconote, se lo desiderano.

IL SISTEMA BANCARIO E FINANZIARIO
L’euro digitale può determinare cambiamenti significativi nel sistema monetario e finanziario, da analizzare a fondo – ha sostenuto ancora Panetta. Potrebbe infatti influire sull’attività delle banche e sul funzionamento del sistema finanziario, e se mal concepito generare tensioni e instabilità. Esso potrebbe spiazzare le banche nel mercato dei pagamenti. Inoltre, in assenza di limiti al suo utilizzo, potrebbe attrarre volumi cospicui di depositi. Ciò potrebbe rendere instabile e più onerosa la raccolta delle banche, con effetti negativi sulla loro redditività e sull’offerta di credito. In ultima analisi, sull’economia reale.
Questi rischi emergerebbero tuttavia solo qualora risultassero inefficaci gli strumenti posti a tutela della stabilità finanziaria, quali la vigilanza bancaria, l’assicurazione dei depositi e il credito di ultima istanza della banca centrale. Questi vincoli renderebbero l’euro digitale un efficiente mezzo di pagamento a disposizione dei cittadini, ma eviterebbero che esso possa essere utilizzato in misura eccessiva come una forma di investimento e spiazzare altri strumenti finanziari, in particolare i depositi bancari.

IL SISTEMA BANCARIO E FINANZIARIO
L’euro digitale può determinare cambiamenti significativi nel sistema monetario e finanziario, da analizzare a fondo – ha sostenuto ancora Panetta. Potrebbe infatti influire sull’attività delle banche e sul funzionamento del sistema finanziario, e se mal concepito generare tensioni e instabilità. Esso potrebbe spiazzare le banche nel mercato dei pagamenti. Inoltre, in assenza di limiti al suo utilizzo, potrebbe attrarre volumi cospicui di depositi. Ciò potrebbe rendere instabile e più onerosa la raccolta delle banche, con effetti negativi sulla loro redditività e sull’offerta di credito. In ultima analisi, sull’economia reale.
Questi rischi emergerebbero tuttavia solo qualora risultassero inefficaci gli strumenti posti a tutela della stabilità finanziaria, quali la vigilanza bancaria, l’assicurazione dei depositi e il credito di ultima istanza della banca centrale. Questi vincoli renderebbero l’euro digitale un efficiente mezzo di pagamento a disposizione dei cittadini, ma eviterebbero che esso possa essere utilizzato in misura eccessiva come una forma di investimento e spiazzare altri strumenti finanziari, in particolare i depositi bancari.
UN’EFFICACE COOPERAZIONEA PIÙ LIVELLI
Il progetto dell’euro digitale potrà essere realizzato con successo se sapremo garantire un’efficace cooperazione a più livelli. Sarà necessario uno stretto raccordo delle autorità pubbliche con gli operatori privati – consumatori, intermediari, imprese, commercianti – per comprendere le loro esigenze e il modo per soddisfarle. Solo così potremo evitare due rischi opposti: quello di avere “troppo successo” – e spiazzare intermediari e strumenti finanziari privati – e quello di avere “troppo poco successo” e generare una domanda insufficiente.