Domiziano l’ultimo dei Flavi
La mostra dedicata a Domiziano, l’ultimo imperatore della gens Flavia, amato e odiato in vita così come in morte, racconta la complessità e i contrasti di questa figura e del suo impero. In esposizione quasi 100 opere provenienti da alcuni dei più importanti musei internazionali ed italiani

d’acanto
La mostra dedicata alla complessa e controversa figura di Domiziano, l’ultimo dei Flavi, e alla politica edilizia e propagandistica da questi condotta nella Roma della fine del I secolo d.C. è ospitata nel nuovo e prestigioso spazio espositivo dei Musei Capitolini – Villa Caffarelli, in un luogo caro all’imperatore che restaurò con magnificenza il Tempio di Giove Capitolino, sulle cui fondamenta è stata costruita la villa.
La mostra, coprodotta con il Rijksmuseum van Oudheden di Leiden (Olanda) presenta a Roma un nuovo percorso comprendente quasi cento opere ed un nuovo titolo: “Domiziano imperatore: Odio e Amore”.
Ritratti dell’imperatore, del padre Vespasiano, del fratello Tito e delle due Auguste Domizia Longina e Flavia Giulia, statue in marmo di divinità e di figure mitologiche, oggetti di piccole dimensioni in metallo come monete d’oro ed un cammeo con ritratto di Domizia Longina, provenienti da importanti musei europei ed italiani e dalle raccolte capitoline, contribuiscono a rappresentare, tra luci e ombre, questo importante imperatore di Roma.
Domiziano era nato a Roma il 24 ottobre dell’anno 51 d.C. in un luogo del sesto rione chiamato Malum Punicum (melograno) dove farà costruire il tempio della gens Flavia, celebre per la sua grandezza e magnificenza della decorazione in marmo e oro. Lo fece erigere intorno al 95 d.C. sul Quirinale. Questo tempio non fu distrutto con la “damnatio memoriae” (la distruzione di monumenti e immagini che lo ricordavano) decretata dal Senato di Roma, ma anzi recenti scavi archeologici hanno consentito una ricostruzione del grande portico quadrato con un tempio su alto podio al centro.
Domiziano fu designato alla successione del fratello, privo di figli, dallo stesso Vespasiano e divenne imperatore nell’81 d.C.

Il suo principato sviluppò in senso assolutistico le premesse di Vespasiano e assicurò nelle mani dell’imperatore il controllo totale della vita politica ed economica. Si dedicò a grandi imprese pubbliche e modificò rapidamente il volto di Roma, tanto che Marziale scrisse: “Il sole non vede nulla di più splendido in tutto il mondo”. A lui si deve la ristrutturazione del Campidoglio e del Campo Marzio, creando qui un’area nuova destinata agli spettacoli sportivi con uno stadio (oggi Piazza Navona), e un Odeum (auditorium coperto per audizioni di gare poetiche e musicali), la residenza imperiale sul Palatino e il Foro Transitorio quale elemento di raccordo tra il Foro di Cesare, il Foro di Augusto, il Foro Romano e il Tempio della Pace; ampliò le strutture destinate alle distribuzioni gratuite di grano alla plebe, la costruzione di archi onorari, porte e templi, il completamento del Colosseo detto Anfiteatro Flavio e l’istituzione di celebrazioni annuali, i “Ludi Capitolini”.

A differenza dei suoi predecessori, Domiziano si faceva chiamare “Dominus et Deus” (Signore e Dio). Scrive Svetonio: “Egli presiedette la gara con i sandali ai piedi e indossando una toga purpurea di foggia greca, la testa cinta da una corona d’oro che recava le immagini di Giove, Giunone e Minerva, avendo al fianco un sacerdote di Giove, il collegio dei sacerdoti Flaviali vestiti come lui ma la loro corona aveva la sua immagine”.
Anche se abile nella diplomazia ed apprezzato dai ceti popolari e dall’esercito, il 18 settembre dell’anno 96 Domiziano, che aveva ostile il Senato, fu vittima di una congiura. Il cadavere fu consegnato alla nutrice che gli rese gli onori in una sua proprietà in Via Latina. Le sue ceneri furono mescolate nel tempio dei Flavi per non essere disperse.
Umberto Massimiani
