Social network, pregi e difetti di un mondo parallelo
Doppio appuntamento del Laboratorio Giovani Soci per fornire consigli utili sull’uso dei social e per mettere in guardia genitori e ragazzi dalla deriva del cyberbullismo
Non è obbligatorio avere un profilo sui social network, ma se si decide di esserci, allora meglio conoscere bene le dinamiche e le “regole” che servono a navigare in un mare magnum dove le acque possono trasformarsi da calme a tempestose in un attimo. Potrebbe essere questo il liet motive degli ultimi due incontri organizzati dal Laboratorio Giovani Soci della Bcc di Roma, sempre per il ciclo “Interviste doppie”. Il primo incontro del 20 gennaio, dal titolo “Please look up! Istruzioni per un uso consapevole dei social”, ha avuto per protagonisti due eccellenze del mondo digital: Luca La Mesa, Social media strategist (intervista qui di seguito) e Fabio Moioli, Direttore della Divisione Consulting Services di Microsoft Italia. Il secondo incontro, del 24 febbraio, dal titolo “Stop Bulli, conoscere il cyberbullismo per fermarlo”, ha visto gli interventi di Isabella Scoglio rappresentante della Polizia di Stato, Sergio Caruso criminologo e Maria Teresa Sarti psicologa.
Due eventi per chiudere il cerchio su una realtà molto complessa, con la quale i giovani di oggi – fin dagli 11 anni – si confrontano, spesso senza avere adeguate conoscenze per navigare sicuri. E proprio questo era il duplice obiettivo dei webinar: da una parte fornire alcuni strumenti e consigli utili per chi voglia essere sui social (che possono ovviamente dare grandi benefici di visibilità a chi li usa), dall’altra aiutare anche i genitori a comprendere i segnali di un disagio che un ragazzo e una ragazza, vittime di cyberbullismo, possono vivere.

Social, istruzioni per l’uso
In questi anni i social media hanno modificato il nostro modo di comunicare, hanno modificato l’informazione e hanno raccolto una enorme mole di dati (personali), che rimane nell’etere della rete e comunque nella disponibilità delle piattaforme. “I social network offrono tanta visibilità e tante opportunità e conosco persone che sono state assunte anche grazie a questa capacità di proporsi e distinguersi sui social. E visto che è sempre esistita la necessità di distinguersi”, suggerisce La Mesa, “ben vengano i social. Non è obbligatorio esserci, ma se ci siamo dentro dobbiamo capirne le dinamiche, perché è molto facile iniziare ad usarli, mentre al contrario è molto difficile usarli in maniera avanzata, perché le piattaforme evolvono continuamente”. Un concetto, in sostanza, che riporta all’annoso tema dell’usare in modo consapevole la tecnologia, per non essere usati da lei. Per padroneggiare i social, occorre conoscerli bene. “Ormai si è passati dal tema della semplice presenza in rete, al tema della connessione con la rete e soprattutto della qualità della presenza in rete”, ha aggiunto Moioli. Inoltre “la nostra presenza passa anche per i dati che mettiamo a disposizione e condividiamo sui social. Niente di male a farlo”, prosegue Moioli, “ma bisogna essere consapevoli di quello che si sta facendo. I dati restano nella disponibilità della piattaforma social nella quale si è postato e quindi occorre sempre molta attenzione nel condividere”. Una prudenza necessaria, ma che non deve spingerci a demonizzare i social network, che offrono tanti vantaggi ai ragazzi e alle ragazze di oggi, molto più tech-friendly e quindi potenzialmente in grado di apprendere, sotto forma di gioco, tutte le funzionalità dei social in tempi rapidi per usarli per scopi positivi.


Stop Cyberbullismo
La Giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo si celebra ogni anno il 7 febbraio. Nell’ambito delle molteplici iniziative, anche il Laboratorio il 24 febbraio ha voluto mettere in guardia genitori e ragazzi da un fenomeno che, uscito dal contesto fisico, sta dilagando sempre di più sui social, con tutto ciò che ne consegue in termini di amplificazione e diffusione. E come ha spiegato la psicologa Sarti, attiva nella prevenzione di questi fenomeni, “la differenza tra bullismo e cyberbullismo risiede anche nel fatto che sui social il rapporto fisico tra vittima e bullo resta sullo sfondo e spesso capita che il bullo, a differenza di un’aggressione fisica, non si renda neanche conto del danno che sta provocando”. Danni che, purtroppo, sono ingenti e non spesso individuabili.
Per tentare di prevenire questi danni Isabella Scoglio porta avanti un progetto della Polizia di Stato che si occupa proprio di sensibilizzazione nelle scuole, a partire dalle elementari. “Non è facile entrare in contatto con i giovani, perché spesso hanno paura a raccontare episodi di bullismo”, ha spiegato, aggiungendo che per superare l’ostacolo “distribuiscono ai ragazzi fogli in bianco sui quali riportare, in maniera anonima, episodi dei quali sono stati vittime”. Proprio ai giovani la Scoglio lancia un monito: quello di prestare attenzione alle foto e ai filmati che si girano, anche mandandole agli amici, perché spesso possono trasformarsi in forme di ricatto o di bullismo. Del resto – spiegano gli esperti di social – se reputo una foto non pubblicabile sui social, allora sarebbe proprio meglio non scattarla, né tantomeno condividerla con contatti stretti.
Ma in quali contesti si deve intervenire per arginare il fenomeno del cyberbullismo? Il criminologo Sergio Caruso non ha dubbi: “La famiglia è l’ambito nel quale intervenire, perché il bullismo è figlio di esempi sbagliati e naturalmente le scuole sono il luogo dove questi esempi vengono messi in pratica”. Famiglia e scuola sono i due contesti nei quali intervenire, in primis con campagne di sensibilizzazione anche perché, conclude Rizzo, “pensare che un giovane non possa redimersi è veramente triste. E quindi, in tutti gli ambiti, prevenzione e rieducazione devono essere i principali obiettivi da perseguire”.
P. Lib