Dalla casa all’universo e ritorno
Visita alla straordinaria casa futurista nella quale Giacomo Balla visse e lavorò dal 1929 sino alla morte. In trent’anni l’artista la trasformò in una vera e propria opera d’arte e in un laboratorio di sperimentazione
Citofonare Balla. Ed è così che siamo entrati al numero civico 39b di via Oslavia nel quartiere Della Vittoria a Roma, dove la famiglia di Giacomo Balla si trasferì nel 1929 fino alla morte dell’artista, avvenuta nel 1958.
La casa è stata aperta per la prima volta al pubblico nel giugno 2021, in occasione del 150º anniversario della nascita dell’artista. Visto il successo dell’iniziativa l’apertura è stata poi prorogata a tutto il 2022 ma, stante il grande afflusso di pubblico, si sta pensando a renderla permanente.
I condomini non gradiscono però che si usi l’ascensore e così saliamo le scale a piedi, scorrendo piano dopo piano porte austere. Ma una volta entrati nell’appartamento, ci ritroviamo immersi in un’esplosione di colori e ci rendiamo subito conto che si tratta in realtà di un laboratorio di sperimentazione.
L’abitazione è una vera e propria opera d’arte, dove trova concreta testimonianza l’adesione al movimento futurista.





Con questa logica, le luci e i colori della casa di Giacomo Balla permeano tutti gli ambienti e diventano protagonisti assoluti nelle diverse stanze dell’abitazione. Il salotto dove si trovano i cavalletti che l’artista ideava e costruiva secondo le sue esigenze, con le tappezzerie e i copridivani. Poi i copriletto realizzati e cuciti dalla famiglia. Anche gli oggetti di uso comune come stoviglie e lampadari sono realizzati a mano e ogni angolo della casa è un’opera d’arte: dalle borse alle scarpe nella camera da letto per arrivare alle piastrelle dipinte nel bagno.
Una visione complessiva che porta ad affermare che l’arte è uscita dai quadri, dalle tele dipinte o dal blocco di marmo, travolgendo tutto ciò che ci circonda. La bellezza della dimensione futurista è anticipata con soluzioni di arredamento domestico che nei decenni successivi diventeranno di dominio comune.
All’interno dell’appartamento sono presenti anche le due camerette delle figlie di Giacomo Balla, Luce (Lucia) ed Elica, nomi che richiamano i due principi fondamentali della sua arte, vale a dire la luce e il movimento. Neanche a dirlo le due figlie sono state anch’esse pittrici e la presenza di alcune tele ne sono conferma.
Insomma, in questa casa c’è un’arte non solo da osservare ma da vivere in tutte le sue forme. Il futurismo è nato come un movimento artistico rivoluzionario e il Manifesto di Marinetti (1909) ne è la prova. Quando Giacomo Balla e Fortunato Depero firmano il manifesto sulla “Ricostruzione futurista dell’universo”, assumono l’impegno che l’arte debba esprimersi in ogni aspetto trasformando materiali, anche poveri, in opere futuriste. E ciò può avvenire non solo attraverso le arti maggiori: pittura, scultura e architettura ma anche attraverso pubblicità, teatro, grafica e via dicendo.
Anche l’oggetto più semplice può essere rivoluzionato e portato ad una concezione di opera d’arte, ed è quello che si può ammirare nei dettagli all’interno dell’appartamento. Al numero civico 39b di via Oslavia c’è un vero e proprio museo caleidoscopico che non va perso. Vedere per credere!
Patrizia Loreti