L’economia cooperativa fa bene al Paese
Nella recente edizione delle “Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile”, tenutasi con il contributo di Federcasse e centrata sulla sfida della Sostenibilità Integrale, anche un focus sull’importanza dell’economia cooperativa. Presentata una rilevazione Ipsos che ha rimarcato come sempre più italiani avvertano un forte bisogno di cooperazione, condivisione e mutualismo
L’economia cooperativa fa bene al Paese. Ad esserne convinti sempre più italiani che, in questo post-pandemia, avvertono un forte bisogno di cooperazione (70%), condivisione (69%) e mutualismo (61%). È questo uno dei risultati della rilevazione condotta da Ipsos Italia su fiducia, preoccupazioni, approccio alla sostenibilità presentata durante Le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile 2021. L’evento, organizzato dall’Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit (AICCON), e sostenuto da Federcasse, si è tenuto il 15 e 16 ottobre scorsi con una innovativa “hybrid edition”. In presenza a Rimini, ma con una grande partecipazione online grazie alla diretta streaming sulle pagine Facebook e YouTube ufficiali della manifestazione.
Tema della due giorni, “Generazioni. La sfida delle Sostenibilità Integrale”. Inaugurando i lavori della XXI edizione, il Presidente di AICOON, Stefano Granata, ha voluto sottolineare come la sostenibilità sia un tema trasversale ad ogni aspetto della nostra vita quotidiana. E a tutte le generazioni, a partire dai giovani che devono essere protagonisti del dibattito.

PERCHÉ L’ECONOMIA COOPERATIVA FA LA DIFFERENZA
A commentare i risultati dell’indagine Ipsos Italia, nella sessione dedicata a “Economie coesive e l’ascesa del fattore comunitario”, Claudia Benedetti, Responsabile Servizio Sviluppo Mutualità di Federcasse. Ricordando, in particolare, i risultati del recente Rapporto 2020 dell’Arbitro Bancario Finanziario che hanno confermato l’incidenza positiva delle relazioni di prossimità delle banche di Credito Cooperativo nel rapporto con la clientela. Claudia Benedetti ha poi evidenziato come “un tema come quello della vicinanza, della condivisione, del conoscersi e riconoscersi possa sembrare poco moderno nell’epoca della digitalizzazione; in realtà è un fattore documentato di diversità e di maggiore soddisfazione da parte della clientela”. Temi questi legati all’esperienza cooperativa e mutualistica.
“La geolocalizzazione, la geocircolarità della ricchezza – ha osservato –, che nel modello mutualistico viene redistribuita negli stessi territori che l’hanno prodotta, è l’elemento che fa la differenza e spiega perché un’economia più cooperativa fa bene al Paese”. E va salvaguardata nella sua peculiarità anche attraverso giuste regole.

RISCRIVIAMO ADESSO LE REGOLE
Davvero numerose le personalità che hanno voluto dare il proprio contributo al dibattito sull’urgenza di un cambio di rotta. Fra queste, il Premio Nobel per la pace 2006 e fondatore della Grameen Bank, il prof. Muhammad Yunus, in un videomessaggio registrato per l’occasione. “Il 99% della popolazione del mondo intero, quasi il totale della popolazione, possiede solo l’1% della ricchezza – ha ricordato Yunus – Poi, se lo inverti, il 99% della ricchezza è nelle mani dell’1% della popolazione e il 99% delle persone ha solo l’1% della ricchezza. Questo è stupido. Questa non è economia, è una rapina”.
Per Yunus dobbiamo cambiare adesso. “La pandemia ci dà l’opportunità di ripensare l’intero sistema economico globale creando un mondo a tre zeri: zero emissioni di carbonio, per combattere il riscaldamento globale; zero concentrazione di ricchezza, per porre fine alla povertà; zero disoccupazione, risvegliando l’imprenditorialità in tutti noi”.

UN MODELLO PER UNA NUOVA FINANZA SOSTENIBILE
“Nella transizione, la finanza gioca un ruolo chiave. Abbiamo anche bisogno di mettere a sistema la finanza pubblica e la finanza privata” che già sta facendo passi avanti in questo ambito, perché utilizzino nuovi criteri nella definizione del rendimento degli investimenti di tipo sociale e ambientale. Ad esserne convinto, il Ministro per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, che ha sottolineato come “la politica può stimolare comportamenti virtuosi nel privato con una regolamentazione improntata alla sostenibilità integrale, che non è solo ambientale ma anche sociale oltre che civile”.
Un’opportunità è offerta dalla “finanza di impatto”: capace di integrare “il dato finanziario con quello di impatto sociale, ambientale” ha detto Giovanna Melandri, Presidente Human Foundation e Social Impact Agenda per l’Italia (SIA). La differenza fra investimento sostenibile e investimento di impatto è sostanziale, ha aggiunto Stefano Zamagni, Presidente Commissione Scientifica AICCON. È la stessa fra Responsabilità Sociale e Responsabilità Civile dell’impresa: “con la prima chiedo di non fare, quindi l’impresa cerca di limitare ad esempio le emissioni; con la seconda chiedo invece di fare, e questa corrisponde all’investimento di impatto”.
Anche l’indagine condotta in occasione delle Giornate dall’Istat sul mondo del non profit mette in luce la capacità “intrinseca” del Terzo Settore di costruire relazioni di prossimità e dunque di “potenziare le comunità” e innescare “sviluppo sostenibile”. E questo grazie alla vocazione al benessere collettivo, all’attivismo culturale, socio-economico e assistenziale, e alla partecipazione alla res publica.