La sostenibilità, una rivoluzione di comunità
Azioni, idee e sfide del sistema cooperativo nella prima Giornata della Sostenibilità Cooperativa organizzata da Confcooperative con Federcasse, Cassa Centrale Banca e Iccrea
Più produttive, più patrimonializzate, più orientate all’export, con un capitale umano più strutturato e con competenze specialistiche sul quale hanno investito in modo importante. Sono le imprese sostenibili. E sono più competitive proprio perché investono nella sostenibilità. A tratteggiarne le caratteristiche il Censis nel Focus su Innovazione e Sostenibilità. Il report è stato presentato in occasione della “Prima Giornata della Sostenibilità Cooperativa” organizzata da Confcooperative con Federcasse e le Capogruppo del Credito Cooperativo Iccrea e Cassa Centrale Banca, tenutasi il 3 novembre a Roma presso il Palazzo della Cooperazione. Ad aprire l’evento, patrocinato dal Ministero della Transizione Ecologica, il Presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, con Andrea Toma del Censis. Presentando il Focus, Toma ha evidenziato in particolare come entro il 2025 il mercato del lavoro richiederà circa 2 milioni e 400mila occupati con competenze specialistiche. Di questi, circa il 30% – 741mila – saranno tecnici difficili da individuare. Una mancanza che peserà fino al 2,5% del PIL. Per Toma occorre dunque dare una spinta decisiva al consolidamento delle competenze. “Da qui al 2026 – ha sottolineato – abbiamo a disposizione circa 60 miliardi per la transizione ecologica. Il tema è come renderli il più possibile produttivi sia in termini di ritorno economico che occupazionale”.


GARDINI: UNCAMBIAMENTO CULTURALE, CHE LE COOPERATIVE HANNO GIÀ ATTIVATO
“Il Focus Censis – ha commentato Gardini – evidenzia ancora una volta che il Paese si trova impreparato a gestire la richiesta delle imprese di professionalità adeguate a vincere queste sfide”. Ecco perché è quanto mai urgente per il Presidente di Confcooperative promuovere un collegamento efficace fra scuola, università, lavoro. Un cambiamento che è culturale prima che economico. Questo perché “la sostenibilità non riguarda solamente una classe rispetto ad altre, ma è una sfida globale, che possiamo vincere solo tutti assieme”. Questo investe in pieno le imprese, perché richiede profondi cambiamenti nelle modalità produttive. Da un lato un vantaggio, ha sottolineato ancora Gardini, perché la sostenibilità è un fattore competitivo agli occhi di consumatori sempre più sensibili a questi temi. Dall’altro, è però un costo che le imprese devono affrontare. A cui si aggiunge quanto emerso in questi giorni, dal G20 alla COP26: spostare in avanti gli obiettivi di sviluppo sostenibile rischia di creare un sistema di dumping rispetto alle politiche sostenibili. Un rischio importante che potrebbe vanificare gli sforzi di chi si impegna per il cambiamento. “Una transizione dunque molto complessa, che non ci deve abbattere ma anzi stimolare” ha aggiunto, come dimostra l’esempio delle sempre più numerose cooperative che hanno accolto questa sfida diventando “attivatori di un processo sul territorio e dentro le comunità che è in qualche misura rivoluzionario”.

UNO SGUARDO DIFFERENTE SULL’AGENDA 2030
Protagonisti della Giornata, i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, spiegati in modo originale ed ironico da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. I conduttori televisivi hanno presentato, insieme al prof. Marco Frey, i risultati dell’Indagine sulla Sostenibilità Cooperativa condotta su un campione di oltre 1.700 cooperative. Dall’indagine è emersa la forte identificazione valoriale del sistema cooperativo con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Ma anche le sfide che il sistema ha di fronte: dalla valorizzazione e inclusione di forze nuove come i giovani, le donne, gli stranieri, ad un ricambio generazionale vincente; dalla capacità di mettere in campo tutte le competenze, conoscenze, tecnologie necessarie alla transizione alla gestione efficace delle risorse a disposizione per uscire dall’impasse degli ultimi 20 anni.

GATTI: “NON C’È SOSTENIBILITÀ SENZA RISPARMIO E INVESTIMENTI RESPONSABILI”
“Non c’è produzione o consumo responsabili se non c’è investimento e risparmio responsabili”. Ad affermarlo il DG di Federcasse, Sergio Gatti, richiamando l’Obiettivo 12 dell’Agenda 2030 Onu (produzione e consumo responsabili) e le parole di Papa Francesco sul ruolo della finanza. “Un impegno che per le banche di Credito Cooperativo – ha sottolineato – passa attraverso la finanza geo-circolare che eroga almeno il 95% almeno dei crediti a chi vive e lavora nei territori di riferimento; la finanza per il lavoro, che reinveste almeno il 50,1% del risparmio raccolto per i propri soci secondo il principio mutualistico; la destinazione di almeno il 70% degli utili a riserva indivisibile per la solidità delle nostre banche”. “Le banche di Credito Cooperativo – ha proseguito – erogano oltre il 24% del totale del credito degli artigiani; oltre il 22% di quello dell’agricoltura; più del 21% della filiera del turismo; oltre il 15% del no profit. Tutti settori ad alta intensità di lavoro. Ecco perché nei territori in cui c’è una banca di credito cooperativo è scientificamente provato che si riducono le disuguaglianze”. Le banche di comunità sono dunque pronte a ricoprire un ruolo chiave nella transizione: “C’è una grande riscoperta delle comunità. Non può non esserci una centralità delle comunità nell’attuazione del PNRR. Così come – ha aggiunto – c’è uno studio OCSE del febbraio 2020 che stima che oltre il 60% dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 non si possono realizzare senza le comunità. Comunità che devono nascere e che le banche di comunità, che già esistono da 140 anni, possono sostenere”.

GAMBI: “LA CAPACITÀ DI ASCOLTO DEL TERRITORIO È LA FORZA DELLE BCC”
Per Giuseppe Gambi, consigliere Delegato alla Sostenibilità per il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, “la grande forza corale delle BCC è la capacità di ascolto capillare del territorio in particolare in momenti di crisi. Se la pandemia ha acuito le disuguaglianze, il Credito Cooperativo ha dimostrato la capacità di attutirne gli effetti”. I numeri danno ragione alla visione delle banche di comunità. “Abbiamo approvato oltre il 98% di richieste di moratorie per importi che superano i 21 miliardi di euro nel 2020. Poi ci siamo impegnati sul versante dei nuovi finanziamenti: oltre 133mila destinati alle PMI, per un ammontare che è arrivato nel 2021 a 8,5 miliardi di euro”. Ancora: “abbiamo concesso a fondo perduto, tra donazioni e beneficenza, oltre 30 milioni di euro alle associazioni del territorio; di questi, 8 milioni investiti per misure anti-pandemia nella sanità pubblica e privata”. Cifre che confermano per Gambi come la sostenibilità sia oggi “integrale” perché sicuramente ambientale ma anche, e soprattutto, sociale ed economica.